Il medioevo nel paesaggio urbano
La città nel medioevo
Il Medioevo rappresenta un arco temporale che dura circa 1000 anni, dal 500 al 1500 d.c.
In questo periodo vi furono profonde trasformazioni dell’intera civiltà occidentale: la disgregazione della rete infrastrutturale che legava lo stesso mondo occidentale porta rapidamente alla caduta dell’impero romano ed allo svilupparsi dei regni barbarici, al mutamento linguistico ed alla l’evoluzione dal latino verso le lingue romanze e volgari.
In epoca romana si era avuto un forte squilibrio territoriale a favore dei centri urbani con un massiccio inurbamento della popolazione, in epoca alto-medievale si assiste viceversa ad una esplosione della idea di città con il proliferare sul territorio di piccoli centri sorti generalmente sulle sommità delle colline poste lungo gli itinerari residuali di collegamento territoriale.
Elemento principale e determinante per la nostra analisi sulle città è il rapporto tra l’uomo e la natura. In tale epoca il rapporto che il mondo romano aveva con la natura muta radicalmente. Per l’uomo medievale la natura rappresenta una esternazione del Dio ed essendo questo un essere inferiore non è in grado di dominarla. In ogni sua azione l’uomo è costantemente di fronte al problema teologico di Dio ed il suo ruolo non è altro che di conservazione del creato.
La natura può essere usata, ma non dominata e conquistata, è per questo motivo che nella costruzione dei manufatti e degli insediamenti si cerca un inserimento contestualizzato cosi da diventarne parte integrante. Tale costante risulta essere l’elemento cardine e prioritario.
Per molti secoli il Medioevo fu visto come qualcosa di negativo e le città di formazione medievale furono accantonate perche sorte senza alcun significato culturale. Si è preferito concentrare lo studio dell’urbanistica sulle regole di un’ortogonalità rigida di impostazione greco- romana e sulle teorizzazioni rinascimentali di una ipotetica città ideale. In tale ottica la costruzione delle città medievali che si basava su precisi indirizzi dettati principalmente dalla natura e dalla geografia dei luoghi è sembrata non conforme alle regole ed ai modelli di un ipotetico mondo classico.
Rete infrastrutturale romana
“L’urbanistica è la scienza che studia i fenomeni urbani in tutti i loro aspetti avendo come proprio fine la pianificazione del loro sviluppo storico, sia attraverso l’interpretazione, il riordinamento, il risanamento, l’adattamento di aggregati urbani già esistenti e la disciplina della loro crescita, sia attraverso l’eventuale progettazione di nuovi aggregati, sia infine attraverso la riforma e l’organizzazione ex novo dei sistemi di raccordo degli aggregati con l’ambiente naturale. In questo senso il significato del termine urbanistica è profondamente diverso da altri, di analoga radice, con i quali è talvolta confuso: urbanesimo, che indica la concentrazione e condensazione dei fattori demografici, sociali, culturali ed economici costituenti la città; urbanizzazione che indica il processo di formazione e disseminazione della città in una determinata area; e infine inurbanamento, che è il processo di afflusso di popolazioni per lo più rurali nei centri urbani…… ……Le origini della città sono state a lungo fatte coincidere dagli storici e dai fondatori della sociologia con le origini stessedella società civile.La “civitas” era l’associazione religiosa e politica delle famiglie e delle tribù; la città il luogo di riunione, di domicilio esoprattutto il santuario di questa associazione », scriveva Fustel de Caulange ne La cité antique (1864), aggiungendoche « … la città nei primi tempi non era affatto un luogo di abitazione, ma il santuario in cui siedono gli dei dellacomunità, la fortezza che li difende e che è santificata dalla loro presenza, il centro dell’associazione, la residenza del ree dei sacerdoti, il luogo in cui si celebra la giustizia ». Ma l’area sacra, già preesente nel villaggio neolitico, noncaratterizza di per sé sola la formazione della città, anche se continua per millenni ad essere elemento costitutivo, cosìcome i caratteri «associativo» ed « istituzionale » non differenziano sostanzialmente la cultura del villaggio dalla culturadella città.Abbandonate le astratte tesi istituzionaliste, i moderni storici e sociologi concordano nel ritenere la trasformazione dallacultura del villaggio alla cultura urbana un fatto socio-economico complesso.È la città storica, o meglio preistorica – scrive Gordon Childe (1950) – è risultato e simbolo di una rivoluzione nonsubitanea e violenta, ma punto di arrivo di un progressivo cambiamento nella struttura economica e nell’organizzazionesociale della comunità, che dà origine a, o è accompagnata da, un drammatico incremento di popolazione»……………….
L’IDEA DI CITTÀ.
Quando, in un primo approccio al fenomeno urbano, in qualsiasi tempo e luogo, anche remoti, si constati la sua indissociabile, attiva compartecipazione, come struttura portante, alle molteplici manifestazioni di civiltà, o se ne osservino le impetuose esplosioni in atto, o quando si tenti, avventurandosi nel futuro, qualche prima sommaria interpretazione della sua dinamica o qualche incerta anticipazione morfologica, mentre da un lato il fascino della straordinaria ampiezza e varietà del fenomeno allarga l’orizzonte dell’esplorazione, dall’altro non ci si può sottrarre al corrispettivo sgomento per la palese inadeguatezza degli strumenti conoscitivi.
Il fatto è che, dopo non meno di cinque millenni di civiltà urbana e di un’assai più antica cultura di villaggio, entrambe sviluppate in ambiti territoriali strutturati, dopo eventi così determinanti per la civiltà come la concentrazione insediativa e dopo ripetute vicende di impianto e formazione di città, di espansione e fioritura, di trapianto o di declino fino alla morte, con o senza risurrezione, o ancora di persistente plurimillenario rinnovamento in sito e di ristrutturazione territoriale, bisogna giungere fino a tempi estremamente ravvicinati perché l’idea stessa della città sia rappresentata in tutta la sua evidenza e le funzioni degli insediamenti umani sul territorio appaiano in tutta la loro dinamica complessità: in sintesi, per comprendere, come insegnò Patrick Geddes verso la fine del secolo scorso, che un villaggio, una città, una regione non sono solo un “luogo nello spazio”, ma un “dramma nel tempo”, inseriti dunque in un processo di sviluppo dinamico.
La città medievale
L’unificazione politico-culturale romana e la sua successiva dissoluzione accompagnata da una rapida e quasi totalerecessione economico-demografica, contrastata per altro dal radicarsi della nuova cultura cristiana nelle sue varieespressioni di organizzazione territoriale e comunitaria, hanno creato, come è noto, sui territori europei e presso i gruppidemografici lenticolarmente sopravvissuti ed incrociatisi con i sopravvenuti invasori, le condizioni per una quasicontemporanea ed omogenea risurrezione socio-economca in singoli focolai variamente disseminati come aree culturali autonome o solo nominalmente coordinate.La riaccensione della vitalità urbana, dopo il Mille, avviene così, in Europa, con comuni caratteristiche: da un lato, unacomplessa stratificazione culturale, in cui sono compresi non solo i più arcaici sottofondi aborigeni ed i residui dellaomogeneizzazione romana, ma anche i recenti innesti etnici, il tutto nuovamente amalgamato dalla diffusa e radicataunificazione religiosa; dall’altro, condizioni obiettive di dimensione demografica e di isolamento di gruppi, checonsentono una ripresa economica solo su aree limitate, circoscritte e non comunicanti. L’universalità romana,perseguita ancora come vago ideale, non potendo più ricrearsi in realtà politica, sconfina nel mito e nello strumento dilotta, ma assume realtà concreta sul piano etico e giuridico oltre che linguistico e culturale.Ha così inizio una nuova cultura socio-economica essenzialmente urbana, basata sulla piccola comunità autosufficienteche ristruttura il territorio europeo in minuscole autonome aggregazioni di città e campagna. Molte di esse rianimano laspenta vita di “municipia”, di “pagi”, di “vici” romani (o si innestano su ville, corti, pievi e monasteri; altre riattivano esviluppano funzioni portuali e mercantili; molte altre ancora sono create ex novo in un eccezionale fervore dicolonizzazione di urbanizzazione: da questa rifioritura urbana prende l’avvio con ininterrotto sviluppo l’Europa deitempi moderni. ” Giovanni Astengo Enciclopedia universale dell’arte